mercoledì 18 aprile 2012

Post-Sakura

Ecco una scena insolita.
I petali dei sakura, dopo aver fatto bella mostra di se' sui delicati rami di rugosi ciliegi, svolazzano di qua e di la' finche' un ligio (nonche' grigio) canale di scolo si tinge di rosa per far sfociare in mare questa placida onda di petali.


martedì 10 aprile 2012

Sakura, i ciliegi senza ciliegie.


Baccorobby m'ha esortato a svegliarmi dal letargo e far vedere i famosi ciliegi.
Cosi' oggi mi sono accorto che la massima dice 21 gradi.
Ma giovedi' scorso c'e' stata una bufera che ha spazzato via tutta la pacciamatura che avevo pazientemente sistemato sull'orto. Grazie al bosco che e' sempre generoso di foglie secche in tutte le stagioni.


Tornando ai sakura. Ho un rapporto controverso con questa pianta che e' stata a suo malgrado prescelta come simbolo del Giappone moderno.
Tanto da finire sulla moneta per eccellenza: 100YEN






Innanzitutto contesto la forzatura di indicarli e disegnarli col colore rosa. I sakura piu' diffusi sono i Prunus yedoensis ed i Prunus speciosa che sono chiaramente bianchi.
Ci sono delle varieta' rosa, ma i fiori di ciliegio piu' comuni sono bianchi! I petali hanno una minima sfumatura rosa all'attaccatura, ma il 90% e' bianco.
La forzatura e' dovuta al fatto (ne sono convinto, ma e' solo una mia supposizione) che anticamente erano gli alberi di Ume (梅) ovvero i pruni giapponesi, ad essere ammirati in quanto bellissimi fiori rosa (quelli si! nella variante piu' amata, ovvero la Kōbai 紅梅).


I sakura erano usati dai contadini (veri zappatori) per vedere come sarebbe andata la stagione, controllando le tempistiche di fioritura si poteva capire come e quando seminare il riso. Questa era una ennesima occasione per ubriacarsi di sake', con la giustificazione che era "in nome degli Dei!".


L'Imperatore Saga (classe 786 - uno stravagante che addirittura ebbe la folle idea di bere te'!!! ...si dice sia stato il primo in tutto il Giappone) ebbe una pensata quasi bolscevica. Ovvero andare egli stesso a bere sake' sotto i ciliegi!
I contadini l'avevano fatto per secoli e nessuno se li filava.
Lo fece l'Imperatore e qualcosa cambio' nella storia.
Iniziarono a farci poemi, dipinti, i samurai ed i nobili iniziarono ad imitarne il gesto e cosi' via.


Nacque quello che oggi e' definito Hanami (花見) che significa ne' piu' ne' menco che "guardare i fiori". Ma che oggi, come allora, e' interpretato come "ubriachiamoci!", stavolta non in nome degli Dei, ma in nome del fatto che "lavoro dalle 9 alle 22 e diamine il weekend faccio quello che diavolo voglio!".


Ecco un altro motivo che non mi fa amare poi cosi' profondamente i sakura. E' l'esagerazione di qualcuno che si sente il diritto di urlare piu' degli altri, bere e vomitare o addirittura denudarsi (anche davanti o con bambini!) solo perche' e' hanami.


Pensandoci meglio non e' colpa di queste bellissime piante selezionate per il gusto estetico dell'uomo.


Io stesso amo fare hanami (senza ubriacarmi fino a farmi odiare dal vicino che vuole godersi un pic nic con la famiglia).
Quindi brindo a questi splendidi alberi, dalla corteccia nera e rugosa, che ci donano uno spettacolo breve ma splendido. Un candido e placido carnevale che riempie di coriandoli il nostro passaggio ad ogni folata di vento primaverile.


Ma ho scritto anche troppo.


Ecco un dipinto del 1894 dal titolo "千代田大奥 御花見" ovvero Ōoku di Chiyoda all'Hanami (Ōoku era una sorta di harem fatto di mogli e concubine di grossi feudatari).








Ecco qualche foto di sakura in un parco al centro di Tokyo.