venerdì 9 agosto 2013

Siamo alla frutta

Io non sono di quelli che stanno dalla mattina alla sera a criticare il paese di origine ne' tanto meno il paese in cui vivono. Vi assicuro che ce ne sono tanti.
Non sono nemmeno il tipo che osanna senza riflettere. Mi fanno sorridere i cosiddetti giappominkia, sempre pronti a dire che il Giappone e' il paese perfetto o paradiso in terra.
Sono lontano da entrambi.
Sono un relativista, che a confronto Einstein e' un cactus. Non che il cactus non sia relativista, per carita'.
Tuttavia quando ho visto questa pubblicita' in tv ho pensato che e' un po' l'esempio delle cose che non vanno in questo paese.



Il mandarino, si ancora lui. Avro' una fissa, probabilmente.
Ebbene gli zappatori ci insegnano che il mandarino e' tra noi da dicembre a marzo. Magari un po' prima o un po' dopo, ma e' frutto di una pianta che si ingozza di sole tutto l'anno e quando la nostra amata stella diventa meno calorosa allora ci restituisce i suoi raggi sotto forma di una sfera colorata, succosa e dolce.
Ebbene che hanno fatto questi?
Prendi un mandarino in inverno, lo sbucci, lo metti dentro una bustina di plastica, a sua volta in una scatola, lo congeli, quando inizia la stagione calda lo impacchetti in un cartone, metti su un bancale, incellofana tutto, spedisci ai supermercati di tutto il paese, togli il cellophan, spacchetta e metti negli espositori freezer, l'acquirente comprera', portera' a casa e lo mettera' a sua volta nel freezer, dopo di che mangera' il mandarino in 2 secondi e buttera' carta e plastica che andranno negli inceneritori.
Quanta energia ha consumato?
Ma non bastano 4 o 5 mesi all'anno?
Ecco perche' siamo alla frutta.
Il consumismo illogico e capitalismo cieco erano arrivati da tempo nel mondo dell'agricoltura. Lo sappiamo. Ma non credevo che sarebbe stato cosi'insulso, vuoto di senso e triste.
Esagero?
Mi delude questo paese che ama le stagioni. Ne e' quasi drogato. Ogni occasione e' buona per legare un evento, un prodotto, un festival alla stagione corrente.
E' adesso? Non basta piu'.

2 commenti:

  1. boh... non so quanto c'entri il Giappone in tutto questo, e per "Giappone" intendo l'immagine romantica che ho io di quel paese, che potrebbe e quasi certamente sarà un'immagine oleografica, se vuoi (e qui mi sorge il dubbio di essere un pò giappominkia pure io). Tuttavia, Leon Krier (architetto lussemburghese di cui ho grossa stima) ha detto una volta che se una catastrofe avesse abbattuto a Napoli (dove sono nato e vivo) tutta l'edilizia costruita dal dopoguerra ad oggi, non uno spillo dell'"anima" della città, del suo "genius loci" come dicono quelli che parlano bene, sarebbe stato toccato. Immagino che, fatte le debite proporzioni, sia più o meno lo stesso per il Giappone. E non solo in termini edilizi.
    In relazione al mandarino ho fatto la stessa osservazione al mio fruttivendolo, dal quale posso trovare melanzane e peperoni in qualsiasi periodo dell'anno; lui si giustifica dicendo che sono richiesti. Ma io lo boicotto e i peperoni a dicembre non li compro ;-)
    Insomma, dobbiamo (all'imperativo, non al condizionale) fare le nostre scelte di consumatori e indirizzare il mercato, invece di esserne guidati. E le tue osservazioni vanno giustamente in questa direzione. E in quanto alle delusioni forse c'è di peggio: ti segnalerei quest'articolo
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/09/oriente-furioso-giappone-costituzione-sotto-attacco-da-cambiare-in-silenzio/680551/
    dove anche i commenti sono per certi versi interessanti.

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    1. Il Giappone centra nel senso che vuole essere estremamente capitalista e nel contempo tradizionalista.
      Sai la solita solfa del Giappone delle contraddizioni, il vecchio e il nuovo, il tempio e il grattacielo e tutte quelle fesserie fatte passare per cose affascinanti? Invece sono il problema di questo Paese.
      Quindi vuole decantare le differenze delle stagioni e vuole guadagnare col mandarino d'estate.
      Proprio quello che evidenzia l'articolo che hai segnalato. i leader del partito liberal-democratico liberista e americanista sono fascisti nonche' nipoti di famigerati militari della seconda guerra mondiale. E' un Paese pacifista ma ha l'esercito (e non e' vero che difende soltanto, perche' supporta spesso gli americani che certo non spargono fiori nei Paesi che vanno a "visitare").
      Per quanto riguarda le parole di Krier. Mi trovi in disaccordo. Non sono Napoletano, ma ho vissuto a Napoli per anni. Secondo lui la l'edilizia dei Quartieri Spagnoli non influenza la cultura e l'anima delle persone che ci vivono? E il Vomero? E Forcella? E La Sanita'? Tutte zone in cui il concetto di convivenza e' molto diverso l'una dall'altra. Cambiando forma, secondo me cambiano i rapporti/scontri umani, le necessita', gli orari, le abitudini e quindi l'anima dei Napoletani (e non).

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